martedì 10 maggio 2011

PASQUALE SCURA: Nota biografica di Giovanni Pistoia




PASQUALE SCURA: Nota biografica
di Giovanni Pistoia


Studia per diventare medico ma, come spesso avviene, le sorprese sono dietro l’angolo, anziché nel laboratorio medico, è vice-cancelliere prima e, poi, con nuovi studi e tanta tenacia, Giudice, Consigliere di Cassazione. Da Procuratore Generale a Potenza a imputato per reati politici, un mandato di arresto, l’esilio, la miseria, la contumacia, un processo. Poi, il proscioglimento. E tutto per cercare, come giudice, una verità scomoda, una verità che porta dentro le stanze del potere, in questo caso del potere borbonico. Cambia il vento della storia e il rigoroso magistrato è Ministro della Giustizia nel Governo che sancisce l’Unità d’Italia. Poi, ancora, Consigliere di Cassazione: è la vita difficile e esaltante di Pasquale Scura.
   

Gli studi adolescenziali

Pasquale Scura nasce a Vaccarizzo Albanese, in provincia di Cosenza, il 24 aprile del 1791 da Agostino e Rosa Ferriolo (la madre è di S. Sofia d’Epiro). Muore a Napoli nel 1868. (1)

Apprende nel suo paese, da ragazzo, i primi elementi di greco e latino, materie che approfondirà, insieme allo studio della matematica e filosofia, nei tre anni di permanenza a San Demetrio Corone, nel prestigioso Collegio Italo-Albanese “S. Adriano”. Successivamente, sotto la guida di Pietro Scura, si dedica allo studio della fisica, anatomia e fisiologia. Desidera approfondire gli studi di medicina e si reca a Castrovillari per seguire le lezioni dello stimato medico Baratta. A coronamento di questi studi sta per recarsi a Napoli per la laurea, ma gli viene impedito, perché chiamato a far parte della leva del 1809. Dopo qualche tempo riesce, però, a disimpegnarsi dal servizio militare. Ma gli studi a Napoli restano un sogno irraggiungibile, muore il padre e le condizioni economiche lo costringono a cercare soluzioni diverse.(2)


L’attività professionale:
da vice cancelliere a Procuratore Generale

Nel 1814, all’età di 23 anni, il Presidente della Corte di Monteleone (oggi Vibo Valentia), Salvatore Marini, lo chiama come vice-cancelliere. Il giovane Scura, anche se non ha compiuto studi in materia, affronta con intelligenza il compito tanto da ricevere lodi dallo stesso Marini e da altri esponenti qualificati. (3)

Tre anni dopo, nel 1817, si trasferisce, con lo stesso incarico, a Catanzaro. Di fatto come sostituto cancelliere perché porta da solo il peso della Cancelleria.

Da gennaio 1818 è Cancelliere Istruttore in Catanzaro.

Un deciso salto di qualità avviene nel 1819, Pasquale Scura ha 28 anni quando viene nominato Cancelliere presso la Corte Criminale di Girgenti. In questa veste collabora nell’introdurre la nuova legislazione in Sicilia, nello istruire pratiche di processi e nella gestione delle varie fasi dei dibattimenti.

A seguito di questa esperienza è destinato, sia pure provvisoriamente, al Distretto di Taranto; riceve gli elogi del Procuratore Generale Criminale della Provincia. Con decreto del 16 febbraio 1823 è promosso Giudice Istruttore a Taranto, essendo stato favorevolmente scrutinato. Nel 1824 è a Bari, nel 1827 è nominato Giudice di Gran Corte Criminale a Lecce. Nel 1832 a Cosenza. Con decreto del 26 dicembre 1835 è trasferito a Catanzaro.

Con decreto dell’1 ottobre 1840 è promosso Giudice di Gran Corte Civile in missione di Procuratore Generale presso la Gran Corte di Potenza. Tiene l’incarico fino al settembre 1848.

Poi, tutto cambia.


La persecuzione:
un magistrato alla ricerca della verità

Di lì a poco il 1848 segna una data importante per il giudice, che cade vittima di sospetti legati a vicende insurrezionali. Il re e la sua corte non hanno più fiducia in Pasquale Scura, pensano che sia un cospiratore, che trami contro di loro. Si avvia così una vera e propria persecuzione contro di lui; le autorità gli impediscono perfino che possa andare a far visita a una sua figliola gravemente ammalata.

In questo periodo, infatti, viene preso di mira da giornali conservatori.
Mondo vecchio e Mondo Nuovo” del 22 marzo 1848, a proposito di una statua da erigersi a Ferdinando II quale atto di gratitudine per aver concesso la Costituzione, tra l’altro, ironizzando, scrive: “… il Procuratore Generale Scura, uomo che non raccomanderemo al Ministro di Grazia e Giustizia perché lo premii... col farlo riposare dai lunghi servizi, essendo egli una perla della magistratura”. (4)

Già fortemente sospettato dalle autorità borboniche di essere incline alle idee liberali, la situazione è destinata ad aggravarsi con l’uccisione, nel luglio del 1848, del deputato liberare Costabile Carducci. Si tratta di un delitto politico. Nella morte è coinvolto un fedelissimo dei Borboni, il prete Peluso. La copertura del potere politico impedisce indagini tesi a individuare i veri responsabili del grave fatto di sangue. La polizia ipotizza che il deputato Carducci sia rimasto vittima di se stesso in un tentativo insurrezionale da lui promosso contro il potere borbonico. Insomma, tra manipolazioni e insabbiamenti, la verità non deve farsi largo.

È a questo punto che il magistrato Scura, che desidera, invece, pervenire alla verità dei fatti, compare nella vicenda. Con una nota del 20 luglio del 1848, nella sua qualità di Procuratore Generale, invita il Giudice istruttore De Clemente “di indagare se fosse vero che il Carducci volesse, in Acquafredda, commettere violenze e proclamare la repubblica; ovvero se fosse stato un pretesto, messo su dai suoi nemici, per ucciderlo”. (5)

L’apertura di una indagine, condotta con serietà, può portare a individuare i veri assassini e, soprattutto, a evidenziare il ruolo della politica in tutta l’operazione, fino a coinvolgere lo stesso re. E il re non si fida di un magistrato, che desidera fare solo il suo dovere. La pentola non va scoperchiata e, quindi, il Procuratore Generale, già segnalato al Ministro di Grazia e Giustizia dai conservatori appena quattro mesi prima, va fermato.

E puntuale arriva il provvedimento. Con decreto del 3 ottobre 1848, firmato dal re Ferdinando e dal Ministro di Grazia e Giustizia, il Procuratore Scura viene posto in attenzione di altro destino e, di conseguenza, sospeso dalle funzioni. (6)

Ma la vicenda è destinata a complicarsi. A un anno di distanza, nel mentre si pensa che stia per essere reintegrato nelle sue funzioni, il 16 ottobre del 1849 un mandato di arresto colpisce lo Scura e altri sessantadue cittadini. L’accusa? È considerato, con altri, penalmente responsabile di reati politici. Il riferimento è ad alcuni fatti avvenuti a Potenza nel 1848.
Nel mandato è imputato di cospirazione e distruggere o cambiare il Governo, eccitare i sudditi e gli abitanti ad armarsi contro l’autorità Reale, provocazione dal commettere tali reati con discorsi in adunanze pubbliche, scritti stampati messi in circolazione altri fatti ingiuriosi al Governo stesso. (7)
Insomma il cerchio si chiude.

Ma Scura non intende essere una passiva vittima sacrificale. Non si sente responsabile dei fatti che gli vengono addebitati; egli è solo un equilibrato e irreprensibile uomo di legge. Non vi possono essere garanzie per indagini serie e per un processo al di sopra delle parti; deve evitare la cattura.
Per sfuggire alle ricerche della polizia, trova rifugio presso amici a Napoli. È l’inizio di un lungo peregrinare. A fine ottobre del 1849, s’imbarca su un vapore da guerra di bandiera francese insieme al figlio Angelino, approda a Civitavecchia, da qui parte per Genova, dove si ferma per quasi un anno.
Durante questo periodo gli viene offerto un posto nella Magistratura, deve, però, accettare la cittadinanza piemontese. La sua risposta è negativa dal momento che sente di essere italiano e non piemontese.

Poi si reca a Torino e qui resta fino al suo rimpatrio.

È a Torino, presso lo Stabilimento Tipografico Fontana, che nel 1852, nel volume “Panteon dei Martiri della Libertà Italiana”, opera scritta da più autori, compaiono due scritti di Scura. Si tratta di due biografie, la prima è dedicata a Giovannaandrea Serrao (1799) e l’altra ai Fratelli Filomarino della Torre (1799): uccisi perché considerati giacobini. (8)

A seguito del processo svoltosi in assenza dello Scura, la Gran Corte Criminale di Basilicata, il 13 ottobre del 1855, dopo una lunga esposizione dei fatti, all’unanimità e coerentemente alla trascritta requisitoria del pubblico Ministero Dichiara di non esservi luogo a procedimento penale sul conto di D. Pasquale Scura, ed ordina richiamarsi il mandato di arresto contro di Lui spedito. (9)

Pasquale Scura torna dall’esilio, però, il 18 marzo del 1857: sono passati otto anni da quel 1849! Sbarca a Napoli dal piroscafo “Amalfi” e con decreto ministeriale sempre del 18 marzo dello stesso anno, viene mandato a domicilio forzoso a Catanzaro prima e Vaccarizzo Albanese dopo. Nel suo paese è rigorosamente sorvegliato. Mentre la posizione di alcuni suoi compagni di sventura si normalizza, per Scura continua il calvario per altri tre anni, nonostante l’esito favorevole del processo. È sempre guardato con sospetto!


Consigliere della Corte Suprema di Giustizia

Solo dopo la Costituzione accordata da Francesco II si cambia registro. Con decreto del 4 luglio del 1860 è reintegrato nella carica di Procuratore Generale e inviato alla Gran Corte Criminale di Campobasso, dove, però, non va, essendo nominato con altro decreto del 27 luglio alla Gran Corte Criminale in S. Maria Capua Vetere.
Circa due mesi dopo, il 17 settembre, è promosso Consigliere della Corte Suprema di Giustizia.


La nomina a Ministro della Giustizia

La lunga e tormentata aspirazione per un’Italia libera e una trova il suo approdo decisivo, dal punto di vista istituzionale e politico, tra due primavere, quella del 1859 e del 1861. E se proprio si vuole far assurgere una data a simbolo dell’evento, è quella del 17 marzo 1861.

Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di re d’Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861”.

È il dispositivo che si legge nel Documento della legge n. 4671 del Regno di Sardegna e vale come proclamazione ufficiale del Regno d’Italia, che fa seguito alla seduta del 14 marzo del 1861 della Camera dei Deputati, nella quale è votato il progetto di legge approvato dal Senato il 26 febbraio 1861. La legge n. 4671 è promulgata il 17 marzo 1861 (Gazzetta Ufficiale n. 68 del 18 marzo 1861).

È in questo delicato e complesso contesto che si dipana il ruolo di Pasquale Scura nel governo di transizione.

Infatti, con decreto del 27 settembre 1860, n. 77, Garibaldi lo nomina Ministro della giustizia. Insieme a lui vengono nominati: Raffaele Conforti, Ministro dell’Interno e polizia; Luigi Giura, Ministro dei Lavori pubblici; Amilcare Anguissola, Ministro della Marina; Direttore dell’Istruzione pubblica, Francesco De Santis. (10)

Con successivo decreto del 9 ottobre 1860, n. 113 vengono affidate, sia pure provvisoriamente, al Ministro di Grazia e Giustizia le funzioni di Ministro degli Affari Ecclesiastici. (11)

Pasquale Scura, sostenitore del Plebiscito, ne scrive la formula (Il popolo vuole l’Italia una e indivisibile…), ne compila lo storico verbale, che scrive di suo pugno nella sua abitazione di Napoli. (12)

L’8 novembre del 1860, Garibaldi, con tutti i Ministri, si reca dal re Vittorio Emanuele per informarlo ufficialmente del risultato del Plebiscito nel quale il re è proclamato Sovrano Costituzionale. In questa occasione Garibaldi e i Ministri rassegnano nelle mani del re le dimissioni.

Chiusa la brevissima ma intensissima parentesi politica e istituzionale in un momento cruciale della storia italiana, Pasquale Scura riprende l’attività professionale.


Il ritorno all’attività giudiziaria:
Consigliere della Cassazione a Napoli

Il 14 novembre del 1860 è richiamato alla Corte Suprema. (13)

Con successivo decreto del 6 aprile 1862 è confermato Consigliere della Cassazione di Napoli. (14)

Compiuto il dovere di ministro, ha necessità di ritornare al lavoro, non solo per smaltire l’amarezza degli anni della persecuzione, ma anche perché ha necessità di pagare alcuni debiti contratti durante il lungo esilio. In un appunto, scriverà “Non avendo io potuto sinora soddisfare la detta somma di ducati quattrocentodieci, poiché le politiche persecuzioni sofferte pel corso di dodici anni, la privazione della carica e del soldo per tutto questo lungo volger di tempo, l’esilio, il domicilio forzoso ed i bisogni della mia numerosa famiglia mi hanno sopraccaricato di obbligazioni e menato la mia modica fortuna, ho risoluto di assicurare gl’interessi del generoso mio benefattore e creditore rilasciando a favore del medesimo la presente dichiarazione di debito… ” (15)

Insomma, “saldo carattere e retta coscienza”. (16)

Intanto, nel 1865, viene dato alle stampe un suo saggio dal titolo “Gli Albanesi in Italia” (Saggi e Riviste, vol. V, Origini Europee – Religioni – Viaggi – Studi Etnografici, Milano 1865). Un documento interessante per quanti vogliono accostarsi alla storia degli Albanesi e al loro arrivo nel regno di Napoli. Vi sono riportate le ragioni della fuga dai propri paesi, i costumi, i riti, la cultura e il legame costante con le radici mai dimenticate, nonostante i secoli.(17)

Mentre prende parte alla inaugurazione dell’anno giudiziario, il 12 gennaio 1868, è colpito da malore, trasportato a casa, muore di lì a poco.


Note:

1.     Francesco Perri, Pasquale Scura – “L’Italia una e indivisibile” – La sua vita attraverso i documenti, Lepisma, Roma 2011 (2°edizione). Una raccolta ragionata di atti e documenti, un vero e proprio piccolo archivio, che permette la ricostruzione più analitica della vita di Scura, di fatti, eventi, aspetti politici e sociali dell’epoca e la conoscenza di pagine più recenti della storia civile della comunità di Vaccarizzo Albanese. Il testo contiene utilissime note bibliografiche.

2.     Pasquale non parte militare, viene sostituito da altro giovane di Corigliano, Pietro Paolo Nicola Tramonte, orfano di padre, che riceve in compenso dalla famiglia dello Scura duecento ducati: Atto di esonero, rip. in: F. Perri, op. cit., p. 143. Agostino Scura, padre di Pasquale, muore il 24 novembre 1812, all’età di 46 anni: Atto di morte, in: F. Perri, op. cit., p. 150.

3.     La prima biografia di Pasquale Scura è del fratello Nicola ed è contenuta nel II volume della raccolta di Luigi Accattatis Le Biografie degli Uomini Illustri delle Calabrie (Tipografia della Redenzione, Cosenza 1877). Il testo è riportato integralmente in: F. Perri, op. cit., p. 19-21. Nella biografia di Nicola, il decesso del fratello è datato 13 gennaio del 1868; sull’estratto dell’atto di morte è scritto 12 gennaio alle ore 11 pomeridiane; è aggiunto anche di anni settantacinque (ne ha settantasette, essendo nato il 1791). L’estratto è riportato in: F. Perri, op. cit., p. 148. Cfr. anche: Vittorio Elmo, Pasquale Scura, Ministro arbresch, C. Marco editore, Lungro 1994.
Per notizie sul paese di nascita dello Scura si veda l’ottimo lavoro di Giorgio Marano Vaccarizzo Albanese – Comunità albanofona della provincia di Cosenza (Dalle origini ai giorni nostri), Amministrazione comunale di Vaccarizzo Albanese, 2008. Il volume è pubblicato, dopo la morte dell’autore, dal suo più stretto collaboratore, Francesco Perri, che firma anche la prefazione dello studio. Nel testo è possibile leggere una lucida biografia di Pasquale Scura (p. 51 e segg.).

4.     Cfr. Il Monumento a Pasquale Scura in Vaccarizzo Albanese (Cosenza). Note illustrative per cura del Comitato (Tip. Ruggiano, Napoli 1926). Il testo, con allegati significativi documenti storici, è rip. in: F. Perri, op. cit., p. 37. Si veda anche: Domenico A. Cassiano, Pasquale Scura – il ministro di Garibaldi, il serratore, n. 2, 1988.

5.     Cfr. Il Monumento…, op. cit, in: F. Perri, op. cit., p. 40. Cfr. anche: Domenico A. Cassiano, Pasquale Scura… , cit.

6.     Decreto di attenzione di altro destino, in: F. Perri, op. cit., p. 181.

7.     Mandato di arresto, in: F. Perri, op. cit. pp. 182-183.

8.     I due saggi sono rip. integralmente in: F. Perri, op. cit., p. 349 e segg.

9.     Atti del processo celebrato a carico di Pasquale Scura, in: F. Perri, op. cit., pp.179-220; il dispositivo citato è a p. 220.

10.                      Decreto n. 77, in: F. Perri, op. cit., p. 264.

11.                      Decreto n. 113, in: F. Perri, op. cit., p. 272.

12.                      Il decreto che fissa la convocazione dei comizi per sottoporre al popolo delle provincie continentali dell’Italia meridionale per accettare o rigettare il seguente plebiscito: “Il popolo vuole l’Italia una e indivisibile, con Vittorio Emanuele, re costituzionale, e i suoi legittimi discendenti”, così come il Verbale del plebiscito sono riportati in: F. Perri, op. cit., pp. 11-12.

13.                      Decreto n. 15, in: F. Perri, op. cit., p. 300-301.

14.                      Certificato della carriera di Scura del 28 febbraio 1883, in: F. Perri, op. cit., p. 259-260.

15.                      Francesco Vaccaro, Un grande magistrato calabrese dell’800, in “L’Almanacco de l’Avvocato”, Edizioni De La Toga, Napoli 1935 (XIII). La nota è rip. in: F. Perri, op. cit., pp. 124-131.

16.                      Raffaele de Cesare, Il Plebiscito del 21 ottobre a Napoli, “Il Mattino”, Napoli 21-22 ottobre 1910. Testo in: F. Perri, op. cit., p. 51.

17.                      Il saggio, difficilmente reperibile, è ora integralmente riprodotto in: F. Perri, op. cit., pp. 382-423.


PASQUALE SCURA: Nota biografica
di Giovanni Pistoia
in “La Rosa nel bicchiere”
etichette: studi
12 aprile 2011

Il testo è stato ripreso dal sito:
30 aprile 2011

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