domenica 26 giugno 2011

SPEZZANO ALBANESE/ Convegno sul Risorgimento Italiano



 
RELAZIONE di Francesco PERRI
Spezzano Albanese, 25 giugno 2011

Mir brama gjithve  (Buona sera a tutti)

A me l’onore e l’onere di relazionare su Pasquale Scura.
Perché proprio io?
1°) Perché Sono di Vaccarizzo Albanese, paese natio di Pasquale Scura;
2°) e perché sono l’autore di una pubblicazione dal titolo: PASQUALE SCURA,“L’Italia una e indivisibile”- La sua vita attraverso i documenti -
Lasciatemi fare una piccola quanto doverosa premessa.              
Preliminarmente, tengo a precisare di non essere nè storico nè scrittore, ma un semplice ricercatore locale  particolarmente concentrato su Vaccarizzo Albanese.
Nell’analizzare la storia di Vaccarizzo Albanese sotto vari aspetti, ho ritenuto, quest’anno - anno dei festeggiamenti per i 150 anni Unità d’Italia - di soffermarmi sulla figura importante, ma poco nota, di Pasquale Scura.
  

Non molti sanno - soprattutto tra i più giovani – che all’Unità d’Italia hanno fattivamente contribuito molti calabresi (Arbëresh in particolare)  che, con i loro sacrifici ed i loro scritti, hanno gettato le fondamenta  di quella che, poi, sarebbe divenuta l’idea dell’Italia nel suo insieme.
Pasquale Scura, Luigi Giura, Francesco Crispi, Attanasio Dramis, Agesilao Milano, Vincenzo Luci
e altri sono stati i primi fautori di una Italia “una e indivisibile”.
E’ per questa ragione che, tutti noi, abbiamo il dovere di ricordare Scura, Giura, Crispi, Dramis, Milano, Luci e tutti coloro i quali hanno contribuito, in misura diversa l’uno dall’altro, a scrivere la storia del nostro Paese.
Pasquale Scura è stato certamente un protagonista dell’Unità d’Italia.                       
Circa il testo da me pubblicato, tengo a precisare che si tratta di una raccolta di documenti e notizie edite, inedite o poco conosciute su P. Scura, assemblate come una sorta di mosaico storico/biografico.
Nel testo, non ho inteso mettere a confronto un documento con l'altro, né ho osato fare deduzioni, o arrivare a conclusioni, o avanzare ipotesi. Mi sono semplicemente limitato a produrre la scansione storica dei documenti da me rinvenuti.
L’opera è divisa in parti, ognuna delle quali ha una sua compattezza e una sua ragione specifica.
Si inizia con il “Verbale del Plebiscito stilato da Pasquale Scura”, per poi passare alla pubblicazione de “IL MONUMENTO” a lui dedicato nel 1911; all’Albero Genealogico della famiglia; alle numerose lettere scritte durante e dopo l’esilio; ai documenti privati; al contributo degli Italo-Albanesi al Risorgimento; agli “Atti del processo” tenuto a Potenza dal 1849 al 1855 e ai “Decreti” emessi dal ministro Pasquale Scura.
L’opera è completata da alcuni scritti di Scura, tra cui: due interessanti Biografie su Giovannandrea  Serrao (Calabrese) e Fratelli Filomarino della Torre (Napoli) e un suo saggio dal titolo “Gli Albanesi in Italia”, pubblicato in Saggi e Riviste, vol. V, Milano 1865.
Quest’ultima pubblicazione, divisa in 8 capitoli, riguarda la storia degli Albanesi e il loro arrivo nel regno di Napoli. Vi sono riportate le ragioni della fuga dai luoghi di origine, i costumi, i riti, la cultura e il legame costante con le radici mai dimenticate, nonostante i secoli.
La pubblicazione è intitolata “L’Italia una e indivisibile …”.
Inizio con queste parole perché si tratta delle parole scritte da Pasquale Scura, Ministro di Garibaldi, e contenute nel famoso Decreto n.94 del 8 ottobre 1860 (convocazione del Plebiscito) e nel  Verbale del Plebiscito stesso, firmato da sei ministri, tre dei quali Arbëresh: Scura, Giura e Crispi. La formula ed il verbale dell’importante documento – il cui manoscritto si trova a Vaccarizzo Albanese - furono pensati e scritti, di proprio pugno, da Pasquale Scura nel 1860: per la prima volta, nella nostra Storia, si affaccia il concetto di “Italia Unita”.
Pasquale Scura ha avuto una vita intensa, difficile ma esaltante, e una carriera brillante, con molti incarichi che lo hanno portato da Monteleone (attuale Vibo Valentia) a Catanzaro, da Agrigento a Taranto, da Bari a Lecce, a Campobasso, a Caserta, a Genova, a Lagonegro, a Potenza ed a Napoli.   
                                
PASQUALE SCURA nasce a Vaccarizzo Albanese (CS), il 24 aprile 1791 - in una modesta famiglia di “massari” – da Agostino Scura e Rosa Ferriolo (quest’ultima di S. Sofia d’Epiro).
Da ragazzo, studia a Vaccarizzo Albanese e, successivamente e per tre anni, a San Demetrio Corone, presso il Collegio S.Adriano e, poi, a Castrovillari. Terminate le scuole superiori, si iscrive alla facoltà di Medicina presso l’Università di Napoli.
Nel 1814, all’età di 23 anni, primo di sette fratelli, dopo la morte del padre, viene chiamato, dal  Presidente della Corte Criminale di Monteleone (oggi Vibo Valentia), Salvatore Marini, a ricoprire il ruolo di vice-cancelliere.
Inizia così la sua brillante carriera in ambito giudiziario: da vice-cancelliere a Cancelliere; poi Giudice istruttore; Giudice della Gran Corte Criminale e Procuratore Generale, fino ad arrivare a membro della Corte Suprema e a Consigliere della Cassazione di Napoli.
Il giovane Scura, pur non avendo compiuto studi giuridici, affronta con intelligenza il compito assegnatogli, tanto da ricevere lodi dallo stesso Marini e da altri esponenti di spicco dell’epoca.
Da gennaio 1818 è Cancelliere Istruttore in Catanzaro. Un deciso salto di qualità avviene nel 1819, quando, Pasquale Scura, ventottenne, viene nominato Cancelliere presso la Corte Criminale di Girgenti. In questa veste, collabora nell’introdurre la nuova legislazione in Sicilia, nell’istruire pratiche di processi e nella gestione delle varie fasi dei dibattimenti.
A seguito di questa esperienza, è destinato, sia pure provvisoriamente, al Distretto di Taranto, dove riceve gli elogi del Procuratore Generale Criminale della Provincia, ed è a Taranto che inizia la sua carriera di Magistrato. Con decreto del 16 febbraio 1823, dopo essere stato sottoposto ad un biennio di prova, come prassi costante di quell’ordinamento, ed aver sostenuto positivamente l’esame di rito, viene promosso Giudice Istruttore.
Successivamente, viene trasferito a Bari; poi a Lecce (dove conosce la moglie) e infine a Potenza.
Il soggiorno nella Città di Potenza (otto anni dal 1840 al 1848) è il periodo più importante per Pasquale Scura, sia dal punto di vista professionale-giudiziario-politico che da quello affettivo.
Il 1848, anno dei moti rivoluzionari, segna anche, purtroppo, il principio delle disavventure del povero Scura che cade vittima di sospetti legati a vicende insurrezionali. Il Re e la sua corte perdono la fiducia in Pasquale Scura e pensano che sia un cospiratore e che trami contro di loro. Si avvia, così, una vera e propria persecuzione contro di lui: le autorità gli impediscono persino di fare visita ad una sua figliola gravemente ammalata.
La sua persecuzione inizia con l’uccisione del Deputato Costabile Carducci – ad Acquafredda, vicino Maratea - nella quale è coinvolto il prete Peluso (suddito devoto di Ferdinando II).
Pasquale Scura, in qualità di Procuratore Generale presso la Gran Corte di Potenza (circoscrizione nella quale rientrava la città di Maratea) avendo intuito i veri motivi dell’uccisione ed avendo individuato i veri responsabili (tra i quali il Re Ferdinando II – mandante del delitto) con nota del 20 luglio 1848, sollecita il Giudice Istruttore De Clemente ad indagare sul caso. Con decreto del 3 ottobre 1848, firmato dal re Ferdinando II e dal Ministro di Grazia e Giustizia, il Procuratore Scura viene posto in attenzione di altro destino e, di conseguenza, sospeso dalle funzioni.
Ma la vicenda è destinata a complicarsi.
Ad un anno di distanza, nel mentre si pensa che stia per essere reintegrato nelle sue funzioni, il 16 ottobre del 1849, un mandato di arresto lo coglie assieme ad altri sessantadue cittadini.
Per gli accusatori è considerato, con altri, penalmente responsabile di reati politici. Il riferimento è ad alcuni fatti avvenuti a Potenza nel 1848.
Tuttavia Scura non si sente - e non è - responsabile dei fatti che gli vengono addebitati: egli è solo un equilibrato e irreprensibile uomo di Legge.
Per sfuggire alle ricerche della polizia, lo Scura ripara a Napoli e, alla fine di ottobre, dopo continue peregrinazioni, si imbarca (vestito da prete) su un vapore da guerra battente bandiera francese, assieme al figlio Angelino. Si reca a Genova e poi a Torino, ove rimane fino al rimpatrio, nel marzo 1857.
È a Torino, presso lo Stabilimento Tipografico Fontana, che, nel 1852, nel volume “Panteon dei Martiri della Libertà Italiana”, opera scritta da più autori, compaiono due scritti di Scura. Si tratta di due biografie, una dedicata ai Fratelli Filomarino della Torre (1799) e l’altra a Giovannandrea Serrao (1799), tutti uccisi perché considerati giacobini.
Durante il tempo della sua permanenza in esilio, gli viene offerto un posto eminente nella Magistratura, a patto che accetti la cittadinanza piemontese. Scura rifiuta l’offerta, sostenendo di sentirsi italiano e non piemontese.
Nel frattempo, si tiene il processo contro di lui, a Potenza, e, il 13 ottobre 1855, la Gran Corte Criminale di Basilicata lo proscioglie in istruttoria, revocando l’ordine di cattura.
Nel marzo del 1857, Pasquale Scura torna dall’esilio (dopo otto anni) e viene mandato a domicilio forzoso, a Catanzaro prima e a Vaccarizzo Albanese poi, dove rimane per altri tre anni, attentamente, rigorosamente e scrupolosamente sorvegliato dalla guardia urbana di Vaccarizzo, che redige rapporti quindicinali sulla condotta del magistrato. Mentre la posizione di alcuni suoi compagni di sventura si normalizza, per Scura continua il calvario per altri tre anni, nonostante l’esito favorevole del processo: è sempre guardato con sospetto!
Finalmente, dopo la Costituzione accordata da Francesco II, con decreto del 4 luglio 1860, viene reintegrato nella carica di Procuratore Generale e destinato alla Gran Corte Criminale di Campobasso e poi a S. Maria Capua a Vetere.
Il 7 settembre 1860, Francesco II viene deposto, Garibaldi entra a Napoli e costituisce un nuovo Governo , portando ad un radicale mutamento della situazione politica.
Dopo pochi giorni, con decreto del 27 settembre 1860 n. 70, Garibaldi lo nomina Ministro di Grazia e Giustizia e degli Affari Ecclesiastici nel suo Governo Provvisorio. Luigi Giura viene nominato Ministro dei Lavori Pubblici. Francesco Crispi è Segretario di Stato e Affari Esteri.
Pasquale Scura si adopera con coraggio e fermezza al compimento dell’Unità italiana. Egli è  il più strenuo sostenitore del Plebiscito ed a lui viene dato l’incarico di redigere la Formula e il Verbale che, in data 8 novembre 1860, vengono presentati al Re Vittorio Emanuele II.
Il Re viene proclamato “Re Costituzionale” e i nostri eroi del governo provvisorio si dimettono, mentre il Governo di Garibaldi viene sostituito da quello sabaudo di Farini e Garibaldi si ritira a Caprera. Pasquale Scura, dopo la breve parentesi politica - quarantacinque giorni soltanto - il 14 novembre 1860 viene reintegrato alla Corte Suprema e successivamente viene nominato Consigliere di Cassazione di Napoli.
Il 12 gennaio 1868, mentre ascolta il discorso d’inaugurazione dell’anno giuridico, Pasquale Scura è colpito da improvviso malore. Trasportato a casa, muore poco dopo.
Tutta la vita di Pasquale Scura, spesa per il bene della Patria, tutti i dolori sofferti, il duro esilio e la sua illuminata opera di Ministro e Magistrato, sono stati presto e per troppo tempo dimenticati, ma, fortunatamente, non da tutti.

A conclusione del mio intervento, voglio segnalare (i tempi non mi permettono di andare oltre) alcuni aspetti che legano la vita di Scura al paese dove ci troviamo, Spezzano Albanese.

Nella sua pubblicazione relativa a Gli Albanesi in Italia (1865) - pag.396 - descrive l’insediamento dei profughi nel territorio di Spezzano Albanese, Lungro e altri centri. È significativo poi (vedi pag. 41) che, proprio a Spezzano, il 5 ottobre 1852, la moglie di Pasquale Scura, con  due dei suoi figli, chieda udienza al re Ferdinando II al fine di ottenere la grazia per il marito. Dura la risposta del re che, in dialetto napoletano, respinge in malo modo la richiesta giustificandosi con il fatto che “il giudice” aveva osato “firmare carte” relative a un suo fedele collaboratore (il potere politico voleva essere al di sopra delle leggi!).
Altro aspetto che intendo sottolineare è che nel saggio Gli Albanesi in Italia (pag.404) Pasquale Scura cita numerosi Albanesi-Italiani che si sono distinti per virtù e dottrina e, in particolare, per Spezzano Albanese, segnala il nome di Giuseppe Nociti che definisce “letterato di gran valore e profondo filosofo”.
Molto importante, a mio avviso, è l’elenco pubblicato nel 1961, su “Atti del 2° Congresso Storico Calabrese”, da Emilio Tavolaro. Si tratta di un elenco dettagliato e nutrito - riportato integralmente nel mio lavoro (pag.170) - di personaggi Italo-Albanesi che hanno partecipato ai moti rivoluzionari del 1848: l’elenco menziona ben sessantadue patrioti di Spezzano Albanese.

La mia pubblicazione non è esclusivamente una biografia documentale di Pasquale Scura, ma costituisce anche un’occasione per approfondire temi e aspetti che legano molti centri Italo-Albanesi al Risorgimento Italiano.

Grazie

Nel corso del Convegno sono intervenuti:

Giuseppe De Rosi – Coordinatore del lavori
Saluti
Luigi Serra – Vice-Sindaco di Spezzano Albanese
Giuseppe Acquafredda – Presidente BKA
Interventi:
Francesco Marchianò – Spezzano Albanese durante l’Unità d’Italia
Francesco Perri –Pasquale Scura Ministro di Garibaldi
Angelo Luci –Il Maggiore Vincenzo Luci nelle vicende risorgimentali
Domenico Cassiano –Il Collegio S. Adriano di S. Demetrio Corone
Giuseppe Carlo Siciliano -1844 –Il Risorgimento Arberesh

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