sabato 28 aprile 2012

Francesco Perri, per amore di campanile... di Dante Maffia


Francesco Perri
Pasquale Scura  - L’Italia una e indivisibile
Roma, Edizioni Lepisma, Roma 2011

di Dante Maffia



E’ proprio vero, le sorprese spesso vengono, nei lavori storici o letterari, dai «non addetti ai lavori», come si dice, cioè da studiosi che in silenzio e in disparte mettono mano su documenti inediti, si appassionano, distillano le carte, le confrontano e ne ricavano opere necessarie per meglio intendere il senso della vita di un personaggio o della storia.

Francesco Perri, per amore di campanile (lo dichiara esplicitamente nella Premessa), ha cominciato ad appassionarsi, nel senso più autentico e scientifico che si possa immaginare, alle attività di un suo compaesano, Pasquale Scura, magistrato che fu scelto da Giuseppe Garibaldi per stilare il verbale del plebiscito del 1860 in cui per la prima volta in modo solenne si parla di «Italia una e indivisibile». Certo,  era il frutto di decenni di battaglie, ma a Scura tocca il compito di redigere l’atto formalmente e ciò lo porta alla ribalta delle cronache, con momenti vissuti in auge e altri vissuti nelle ristrettezze e nella condizione umana quasi disperata.



Francesco Perri non s’imbarca in analisi sui comportamenti del personaggio, non fa deduzioni sulla sua qualità di magistrato, di uomo, di marito e di padre ma lascia parlare i documenti. Ed è per questo che il volume, di oltre quattrocentotrenta pagine, presenta una serie di reperti cercati con amore e con somma pazienza in tutti gli archivi pubblici e privati di quello che un tempo si chiamò Il Regno delle due Sicilie, ma anche in quelli di Roma e di Torino. Ovviamente il primo capitolo riguarda proprio il Plebiscito del 1860, ma subito dopo viene offerta la prima biografia scritta dal fratello stesso di Scura. Da qui una fitta messe di notizie, di indicazioni che illuminano la figura di quest’uomo che riuscì ad emergere nel panorama italiano nonostante che fosse nato in un quasi sperduto borgo della Calabria arbëreshë.

La personalità di Pasquale Scura emerge a tutto tondo fin nelle più recondite pieghe perché Perri non ha tralasciato nessun particolare per farci conoscere il personaggio. Tanto è vero che recupera perfino le immagini e l’iscrizione del primo monumento dedicato a Scura, e articola in maniera impeccabile l’albero genealogico della famiglia dello stesso. Non solo, parlando di Scura trova l’occasione di delineare il contributo dato dagli italo-albanesi al Risorgimento e poi presenta i documenti del processo subito (molto interessante da leggere per i risvolti che implicano la figura del Re con analogie forti  agli avvenimenti odierni), i decreti emanati, la bibliografia e le fonti delle attività del Ministro fino a concludere con Alcuni scritti di Pasquale Scura.

Lavoro ampio e ben formulato che permette di entrare pienamente sia nell’epoca in cui Scura ha vissuto (1791-1868) e sia nel personaggio che presenta sfaccettature varie e dà una certa idea di Risorgimento poco frequentata dagli storici di professione. Infatti nel centocinquantesimo dell’Unità d’Italia non si sono avuti studi che abbiano dato una svolta o abbiano almeno dilatato il campo d’indagine su questioni che sono soltanto apparentemente marginali. Non si tratta di revisionismo o di posizioni arbitrarie o insofferenti e irriverenti, ma di onestà intellettuale che deve permettere di chiarire i compiti anche di protagonisti che sembrano marginali e che invece hanno avuto un peso enorme nell’assetto e nello sviluppo della storia di quegli anni così confusi e spesso contraddittori.

Pasquale Scura non si è fatto travolgere da teorie ineffabili o da tendenze devianti, ha visto il Risorgimento come un naturale compimento di ragioni che stavano in agguato da decenni e ne ha decretato il raggiungimento. Ma la sua figura, e Francesco Perri lo dimostra articolatamente, va ben oltre l’incarico di Ministro del Plebiscito; egli è stato un uomo di legge di grande spessore e uno storico che, tra l’altro, è tra i primi ad occuparsi della tragedia degli italo-albanesi quando sbarcarono in Italia dopo la morte di Skanderbeg, tracciandone un profilo ancora oggi valido e ricco di notizie interessanti.

Il libro comunque ha anche un valore di repertorio per la dovizia dei documenti e per le indicazioni che  ne derivano. Credo che servirà, oltre che ad avere dato a Pasquale Scura il posto meritato, anche a sviluppare ulteriori studi su questi argomenti finora affrontati soltanto da studiosi locali.

E ora che la storia, finalmente, non è soltanto racconto delle vite degli uomini illustri, ma anche di coloro che hanno contribuito, in varia maniera, a formulare il senso del divenire degli eventi, un libro così va riconosciuto come fonte e metodo di un fare che non si arroga diritti esclusivamente scientifici ma invita alla fioritura e alla meditazione: sono stati tanti i personaggi che hanno contribuito alla crescita umana senza chiedere nulla. Bisogna che uomini entusiasti come Francesco Perri li portino alla luce, non per farne sterili monumenti, ma per farne esempi da emulare, icone di un modo di essere che si abbevera alla luce e pensa al sociale, allo sviluppo della storia nella sua complessità e nel suo ruotare discontinuo e proficuo.


NOTA


La recensione a firma di Dante Maffia sul volume di Francesco Perri appare sul numero di ottobre – dicembre 2011 della Rivista Nuova Antologia, pp. 376-377. Lo scritto viene qui ripreso integralmente.

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